Cianella
Antonio Formicola, detto " Tatonno `a cianella".
E' considerato il promotore dei carri della Immacolata in "miniatura", riprodotti in scala dovuta e transitanti, ogni 8 dicembre, dietro il carro principale della Madonna.
Nato a Torre del Greco il 23.09.1928 da Pietro ( pescatore di spugne in quel di Sfax in Tunisia, ove morì a causa di un'incursione aerea) e da Lucia De Rosa, lavorò prima nella fabbrica della Cirio a S. Giovanni a Teduccio ed in seguito presso varie famiglie torresi), ricordata come "Cianella `a pizzicata" per il vaiolo, contratto da piccola. Il termine "Cianella" era il diminutivo di Lucia, Luciella e Lucianella.
`Tatonno', originario di via Agostinella (`"U palazzo 'da fabbrica 'i cera"), si trasferisce i n Largo Fontana n.7 dai nonni materni, ove si trovava la cantina di `Tatonno `a punzese". Un adolescenza, vissuta insieme ai fratelli e sorelle, di cui Anna deceduta a 17 mesi, è quella tipica del tempo, costellata da alti e bassi e dai "tenori" del regime.
Un momento particolare della sua vita va quando in tenera età, camminando per strada nei pressi di "'Ncopp `a ripa", con la innocente manina stretta a quella della nonna...; era un 8 dicembre di un tempo che fu ...; la nonna voleva comprargli delle castagne (le "allesse"), ma accortasi che andava di fretta; invitò il piccolo ad accelerare il passo, dicendogli: "Cammina `uagliò, è bon tempo e `a Madonna vò ascì...". Parole indimenticabili che si "scolpirono" nella sua mente, e, fu da quel momento che si dedicò anima e corpo alla realizzazione di piccoli carri dell'Immacolata, di piccole dimensioni. Divenuto più grandicello imparò i trucchi del mestiere, lavorando assiduamente con Antonio Sorrentino, grande "apparatore di feste" , la cui attività è stata poi continuata dal figlio Vincenzo fino al 1998.
Nel 1938 costruì il suo primo mini-carro fino al ... sessantaseiesimo del 2004; vari sono stati i modelli a cui si è ispirato, spesso copiandone quelli dei carri originali maggiori. Altri sono stati di sua iniziativa e creatività;uno degli ultimi si intitola "Regina Pacis", preso da un modello (grande) del 1934. Alcuni ricordi li ha ben stretti nel cuore, sono quelli relativi all'ultima guerra mondiale che coinvolsé anche la nostra città.
Durante il triste periodo dei rastrellamenti dei soldati di Hitler, dopo l'armistizio dell'8 settembre '43 in piazza S. Croce e dintornii, Antonio si trovava nascosto insieme con un amico, un certo Ciro Russo, nel ricovero antiaereo sotto il palazzo al civico 6 (bar di Salvatore Lamia, detto "Tore jettammare". 1881-1962 che "sbucava" di fronte la chiesa dell'Assunta. Per puro caso fu notato da una pattuglia di militari germanici, attraverso una piccola finestra; fu minacciosamente "invitato" ad uscirne fra imprecazioni ed ordini incomprensibili in lingua teutonica...; i soldati scesero, convinti di trovare altre persone, nel buio ricovero e lo illuminarono con dei potenti Mashes", ma non riuscirono a stanare i due giovani che ben si nascosero in una sottostante fessura di roccia vulcanica...; i due la fecero franca...
Dopo i bombardamenti aerei su Torre, la sua famiglia "sfollò" in una piccola frazione Acquavella vicino Casal Velino (comune della Campania, in provincia di Salerno, degli abitanti a 170 mt s.m.), andando a vivere in una casa di campagna di contadini locali.
Si fece ritorno al natio paese nel dopoguerra, andando ad abitare al II vico Costantinopoli. Milite esente per una leggera forma di poliomelite alla gamba sinistra (chi contraeva tale malattia, si diceva allora, che era stato preso dai "riscinzielli". Coniugato, poi risposato, ha due figlie.
Muratore con la ditta di Raffaele Sorrentino, ricordato come " 'U spruoccolo" (compianto) per più di venti anni e in seguito, per conto proprio.... Con immensa passione si è dedicato alla realizzazione di queste opere d'arte in miniatura. I piccoli carri li ha costruiti presso l'abitazione della madre e dal 1971 in una piccola chiesetta privata al 1 vico Costantinopoli con l'aiuto di un fedele amico, Aniello Marasco. Il suo "carro", sempre presente alle processioni, transitava, come da copione organizzativo in questa celebrativa circostanza religiosa che coinvolge tutta la città, dietro a quello grande ed all'immensa folla di fedeli, seguito, poi, dai cosiddetti "carricielli"...
Ricorda con tanto affetto alcuni parroci di S. Croce: Vitelli, Perna, Rocco Borriello e don Onofrio Langella, poi sostituito da don Giosuè Lombardo. Don Onofrio era solito recarsi presso la chiesetta privata a benedire il piccolo carro di
"A cianella". Seguivano poi festeggiamenti e fuochi pirotecnici.
A quest'ultima cerimonia partecipava anche il compianto ed indimenticabile Elio Polimero che ritraeva il tutto con la telecamera. I percorsi del carro grande dell'Immacolata di una volta avevano delle varianti. La processione arrivava al corso Vittorio Emanuele davanti la
chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù (Carmelitani scalzi), girando nello spazio ivi antistante. Si fermava dinanzi all'ex Municipio per i carcerati, usciti fuori dalle celle (carcere mandamentale) a salutare ed omaggiare, sotto il vigile controllo delle autorità militari di servizio, la celestiale statua della Madonna.
Nel cantiere navale di Speranza ("Vocca `e cane") sul porto. In via Piscopia e via Roma innanzi al negozio di "Irene `a panettera" (Irene Romano), per immettersi in seguito in via Falanga. In via G. Marconi nel presidio ospedaliero "E Bottazzi". Attraverso i binari da corso Garibaldi a via Libertà.
Era questa una impresa la difficile e delicata, ma la stoica bravura dei portatori (non da meno quelli di oggi) era capace di vincere ogni ostacolo...; aperti i cancelli confinanti con la "strada ferrata" delle FF.SS. da "Michele `u uardiastrada", previa comunicazione alla stazione centrale e a quella di S. Maria la Bruna coi vari passaggi a livello, il carro, dopo che due robusti pali (alti 5 mt. circa sorretti molte volte da mio padre Gennaro) a mò di forcine sollevavano di quel tanto che bastava i fili ferroviari, transitava con tutto il seguito di fedeli.
Qui si evidenziava l'abilità e la forza degli addetti portatori, che già stanchi e madidi di "sacro" sudore, ben riuscivano a "guardare" il passo ferrato e guadagnare il tratto di via Libertà con la gente festante e in delirio che incessantemente applaudiva gli eroici uomini, devoti alla Madonna...; indelebili momenti trascorsi e facenti parte del passato...; e attraverso le scale di Largo Benigno a Via Agostinella.
Ha partecipato alla festa di "Tutti i Santi"del 3 maggio, scomparsa qualche tempo fa, e, si attivava alla raccolta di offerte per l'altare in via Fontana per la festa dei 4 altari.
Il suo quartiere ,la zona di Largo Costantinopoli è un angolo di '600 nel cuore della città. Scampata alle distruzioni di numerose eruzioni quella zona conserva intatto il fascino di un borghetto seicentesco, con le sue case di pescatori e i vicoli dal percorso tortuoso. Nel II vico Costantinopoli poi sembra che il tempo si sia fermato. E' forse l'unico posto del centro storico che sia scampato ad un destino di degrado e di squallore. Gli abitanti ci tengono al loro vicolo. Lo tengono lindo e pulito come se fosse l'ingresso alle loro case. E in questo vìcolo che dal dopoguerra nei giorni dell'Immacolata si perpetuava un'antica tradizione. In un'antica cappella gentilizia dedicata alla Madonna dell'Arco Antonio Formicola eè qui che allestiva il suo piccolo carro dedicato all'Immacolata che sfilava l'otto dicembre immediatamente dietro il carro "maggiore" di piazza Santa Croce. Un lavoro che "Cianella" faceva con grande amore e passione.
Già a dieci anni costruì il suo primo carro in miniatura ,ma per lui era mostrare con ammirazione il suo carro perfetto in tutti i particolari, completo anche di saliscendi che permette alla statua di farsi ammirare da tutti.
Il 7 dicembre di ogni anno, così come avviene per il carro di S. Croce anche il carro dì vicolo Costantinopoli veniva "girato", per permettergli all'indomani dì uscire. La funzione si teneva dopo quella analoga in S. Croce e vedeva anch'essa un consolidato cerimoniale: l'attore Elio Polimeno (scomparso nel 1998) suonare la campana della cappella e il vico accorre, a "Gioggiò" Mazza spettava il campanello che dava il segnale ai portatori, questi ultimi erano Carlo Mazza e gli amici del campanile. Il preposto curato intonava "Mira il tuo popolo". Dirigeva le operazioni - come è naturale - "Cianella". E mentre il carro "girava", per il vicolo risuonano i botti. Antonio Formicola era raggiante. Tutti gli facevano grandi auguri e complimenti. E gli occhi di quest'uomo, che con tanto amore custodiva questa cappella incominciavano a luccicare.
Scomparso nel 2005 continua questa tradizione un suo allievo:Salvatore Di Lecce.