1862

1862

8 DICEMBRE 1862


1° Carro trionfale dell'Immacolata

Progetto di Antonio Giasanti

Realizzazione della Dinastia Sorrentino Antonio senior

Il momento favorevole per cui i nostri padri poterono manifestare il loro profondo amore verso l'Immacolata, e quindi portarla in solenne processione non su di un normale basamento, ma su di un carro festoso, fu dato dalla eruzione vulcanica e dal terremoto dell'8 dicembre 1861.
Raccontano gli storici che anche in quell' occasione il popolo ricorse con fiducia all'Immacolata, sperimentandone ancora una volta la sua materna protezione.
In quella circostanza, quale Voto, viene decisa la processione votiva dell'Immacolata su un carro trionfale.
L’anno seguente,1862 ,I torresi sciolsero il Voto e iniziarono la costruzione del primo carro trionfale dell’Immacolata . Secondo alcune testimonianze, la paranza portante della struttura decorativa del carro venne costruita presso il cantiere navale del maestro Nicola Speranza ,che era situato nello spazio davanti alla Chiesa di Portosalvo.
Da li ,il tutto venne trasportato nella Chiesa di S.Croce, dove l’apparatore Antonio Sorrentino senior assemblò e realizzò tutta la struttura del carro, progettato dall’architetto Antonio Giasanti.
Leggiamo ciò che scrisse la rivista «La scienza e la Fede». «Ma il giorno otto dicembre riconduceva il primo anniversario della grave sventura incolta agli abitanti di Torre del Greco, quando minacciati da spaventevole eruzione del Vesuvio, e da orrendi scotimenti di terra, furono costretti a darsi a precipitosa fuga per campare dalle rovine. Quel buon popolo ascrive a singolare favore della Vergine di averne avuta salva la vita; epperò animato e incoraggiato dal suo Clero, la cui bella condotta e zelo si son fatti sempre conoscere, e massime in questi tempi di tristi zia, ha voluto con solennissima pompa festeggiare questo sacro giorno, per rendere alla Madre Immacolata le debite grazie del segnalato favore.

Raccolta una vistosa somma da erogar si a questo scopo, han fatto dapprima gli abitanti di Torre lavorare alla Immagine di Maria una nuova veste, sul costume greco, del valore di trecento ducati. Il tempio maggiore, ristorato dalle sue rovine, aprivasi la prima volta nel giorno del sacro novenario, ornato pomposamente dé più preziosi arredi. In mezzo sorgeva il trono della Regina Immacolata lavorato a tutto gusto, e sopravi la venerata Immagine circondata da un numero immenso di ceri. Il sacro novenario è stato predicato dal chiarissimo oratore napoletano don Domenico Scotti Pagliara, e il popolo vi accorreva in tanta folla, che quel vasto tempio già un 'ora prima della predica, cioé alle quattro del mattino, era così zeppo da non capire più persona.

Le comunioni ascendevano a più migliaia in ogni giorno, e nel giorno otto poi non si potettero numerare. In quel dì la chiesa rimase aperta in tutte le ore per dare sfogo alla pietà e devozione di quei buoni fedeli. Alle nove vi fu Messa solenne, accompagnata da annonioso canto gregoriano, e fu disposto che la processione uscisse di chiesa un'ora avanti il mezzodì, perché a quell'ora appunto nel passato anno fu intesa la prima scossa di terremoto, e rientrasse alle due pomeridiane, quando si aprì la terra a vomitare orrendissima lava di fuoco e bitume. La Sacra Immagine era preceduta in bell'ordine da cinque congreghe, da religiosi Cappuccini e Teresiani che hanno colà conventi, dal Clero, dal Capitolo della Collegiata. La seguivano il Corpo municipale, e la Guardia nazionale in grande unifonne. Ed è da notare che essendo stata questa una processione votiva così vollero pigliarvi parte anche le donne; il perché queste in grandissimo numero e di ogni ceto seguivano la processione così alla rinfusa coi loro torchi accesi in mano, quali abito abbietto, come fuggirono allora, quali a piè scalzi, e tutte col capo scoverato recitando rosarii e preghiere per tutte le vie.
Era uno spettacolo commoventissimo, che cavò le lagrime anche a più duri di cuore. Da balconi e dalle finestre di tutte le case pendevano ricchi drappi di seta, tutte le vie erano sparse di fiori ed in moltissimi siti eransi fonnati de piccoli altarini, con immaginette della Immacolata, ed a pié una offerta o in cera o in denaro da farsi a Maria. In quel giorno molte famiglie avevano votato un digiuno in pane ed acqua, l'osservarono rigorosamente».
Diverse forse potrebbero essere le spiegazioni o i commenti sul prodigioso arresto della lava, per usare l'espressione di Don Camillo Balzano, dei fratelli Castalda e del De Sivo.
Siamo del parere però che qualcosa che supera l'orizzonte terreno accadde in quel lontano 8 dicembre 1861: una processione votiva e un carro trionfale non nascono per caso.
Sta di fatto che la manifestazione dell'8 dicembre, atto di devozione e ringraziamento alla Vergine Immacolata, specialissima e primaria Patrona, come la invoca il Balzano, è ancora attuale. Colei che li attira è l'Immacolata, il motivo è un voto, l'intenzione è il ringraziamento.
Al di là di tutto però unica ci sembra la motivazione fondamentale, che è quella di mendicare, a colei che accettò di compiere su di sé la volontà di Dio, il dono della fede nel suo figlio Gesù, e di riporre nelle sue mani materne, la fatica, il dolore, la speranza di ogni giorno.
La missione materna della Vergine spinge il popolo di Dio a rivolgersi con fIliale fiducia a colei, che è sempre pronta ad esaudirlo con affetto di madre e con efficace soccorso di ausiliatrice.
Dio l'amò ed in Lei operò grandi cose 4; l'amò per Se Stesso e 1'amò anche per noi; la donò a Se Stesso e la donò anche a noi.
Nel segno e nel sorriso luminoso dell'Immacolata, quindi, la speranza di Torre del Greco.
Gli avvenimenti accaduti a Torre l'8 dicembre 1861 sono ricordati dal monumento posto a Capotorre nel 1862, e da una lapide posta sulla facciata della sagrestia di S. Croce 1'8 dicembre 1961, nel I Centenario dell' eruzione.