Dinastia Sorrentino Antonio senior
Il carro trionfante come lo chiamava Camillo Balzano apparve per la prima volta a Torre del Greco nel 1862,ma i torresi lo avevano gia'conosciuto a Napoli dove fino al 1749 usciva un carro con la statua dell'Immacolata dalla Chiesa di Montecalvario .Ma anche i nostri pescatori di corallo ebbero l'opportunita' di ammirare in Sicilia attraverso i loro viaggi un carro detto della zita.
Da qui parti' l'idea di costruire anche per la loro patrona nel 1862 un carro che le rendesse omaggio,come voto per lo scampato pericolo dall'eruzione del Vesuvio del 1861,un progetto che per i torresi fu abbastanza realizzabile in quanto a Torre vi erano i migliori carpentieri,costruttori di barche,decoratori ,pittori.
Così si iniziò la costruzione del primo carro trionfale dell’Immacolata . Secondo alcune testimonianze, la paranza portante della struttura decorativa del carro venne costruita presso il cantiere navale del maestro Nicola Speranza ,che era situato nello spazio davanti alla Chiesa di Portosalvo.
Da li ,il tutto venne trasportato nella Chiesa di S.Croce, dove l’apparatore Antonio Sorrentino senior assemblò e realizzò tutta la struttura del carro, progettato dall’architetto Antonio Giasanti.
Antonio Sorrentino senior fù il capostipite di quattro generazioni di apparatori, passando poi il testimone a suo figlio Vincenzo Sorrentino senior detto "u paratore", artista e artigiano torrese con le mani d'oro ,per i suoi addobbi religiosi di stile barocco.Fu realizzatore di altari costruiti nell'epoca d'oro della festa dei 4 altari tra la fine dell'800 e gli inizi del 900, in cui si vantavano ben tra i 10 e 12 altari costruiti nel centro di Torre del Greco,(in via Salvator Noto,2 a via Fontana,a corso Garibaldi,a largo San Giuseppe alle paludi,2 in via XX Settembre,in piazza del Popolo(oggi L.Palomba),in via Purgatorio,in via Venerabile V. Romano(poi divenuta Beato V.Romano dal 1963),in via Cappuccini,via Agostinella).
Ma fu anche realizzatore del carro trionfante dell'Immacolata fino al 1936, mettendo in opera visiva i progetti dei grandi maestri Nicola Ascione,Vincenzo Noto,Giuseppe Palomba ed Enrico Taverna,che invento' il sistema dello scivolo,con questo mezzo munito di puleggia la statua dell'Immacolata veniva alzata ed abbassata a seconda delle circostanze , ma sopratutto per farla emergere dalla struttura del carro.
L'eredita' artistica di Vincenzo senior (che si spense nel 1937)fu proseguita poi dai suoi 2 figli Antonio e Stanislao,che sin dal 1919 ancora giovanissimi avevano collaborato e lavorato con il padre.
Antonio Sorrentino detto 'martelluccio d'oro' o 'u paratore'.
Nacque a Torre del Greco il 28 aprile del 1903,sin da piccolo si appassiono' al lavoro del padre riuscendo ad ereditare la sua maestria, l'arte dell'addobbo. Frequentò il locale Istituto d'arte, diplomandosi.
Un artista perfetto con l'umiltà dell'artigiano: ricordarlo è un dovere, non solo per le capacità realizzatrici, per la notorietà acquisita in Italia, ma soprattutto, perché don Antonio, rappresenta un emblema della vera Festa dei Quattro Altari, quella che imprimeva sui volti degli Autori la gioia e l'orgoglio di farne parte.
L'arte dell'addobbo richiede una particolare affezione, una cura cerebrale, prima che manuale,
considerando la sua natura effimera; deve riuscire ad imprimere nella memoria immagini e sensazioni indelebili, non potendosi ripetere od eternare se stessa nella fissità del tempo.
Per quanto riguarda don Antonio, non ci sono termini di paragone alla sua arte, copia esatta della sua personalità impetuosa, talvolta irrequieta e scontrosa, ma ricca di finezza ed intuizione, nascoste dietro l'aspetto bonario del "cuor contento".
Sguardo pieno di furberia e malizia, ora dolce ed accondiscendente, ora preoccupato per la buona riuscita delle opere, puntiglioso e volitivo,don Antonio emanava la stessa dignità creativa degli antichi "machinatores".
Riesce veramente difficile dare un quadro esatto dell'arte di quest'uomo, capace di fare veri capolavori con rapidissimi tocchi ed una manciata di spilli, ma vederlo al lavoro costituiva, per l'osservatore, un vero colpo di fortuna. Si rimaneva affascinati dalle mani semplici e solenni nella ritualità di gesti antichi, tramandati da generazione in generazione, mani capaci di creare decorazioni sempre nuove e diverse, intonate alla manifestazione cui era stato chiamato; scaturiva un senso di religiosità profonda, quella del vero artista, che trova in se stesso, la forza creativa, dovuta alla esperienza ma anche e soprattutto, alla profonda conoscenza del proprio animo e della propria capacità.
Tatonno u' paratore ,era il maestro di Altari e d'altre apparature di grande maestria, con una voce sottile ma perentoria dirigeva collaboratori appassionati, e solo così si potevano alzare quei capolavori di carpenteria lignea senza chiodi, come fossero assemblaggi di alberi maestri, una foresta di velieri che si schieravano come una parata militare, ecco il castello per sostenere venti o trenta o quaranta tele che gli artisti dipingevano.
Negli occhi di don Antonio brillava una luce come di beatitudine che lo facevano diventare come un aiutante di Bernini o di Canova, quando arricciava la carta, azzurra e rosa e dorata, era uno spettacolo d'arte varia, un incanto, come talvolta provoca un prestigiatore facendo uscire dalle mani una colomba, per magìa. Le spille da paratore erano trattenute tra le labbra, lo sguardo penetrava l'opera, intorno si faceva silenzio di cultori del Carro dell'Immacolata. Il Carro aveva un odore. Un odore di legno e di carta che diveniva odore del cielo.
Fu artista appassionato e geniale,vero simbolo della festa dei 4 altari negli anni d'oro ,per le sue capacita' realizzative, realizzatore di altari costruiti,ma anche di realizzazioni per feste fuori Torre del Greco ,come la festa di Piedigrotta di Napoli ,dove si costruivano dei carri allegorici con una canzone in gara canora.
Il primato dei torresi nella festa di Piedigrotta nella costruzione di carri allegorici,si era consolidato a tal punto che, lungo il percorso dei carri, l'interesse maggiore era esclusivamente per il carro di Torre del Greco. I vari comitati rionali di Napoli erano avviliti a tal punto, che arrivarono a chiedere perfino il "fuori concorso" per il carro di Torre del Greco.
Fu realizzatore del carro trionfante dell'Immacolata gia' dal 1919 (con il padre Vincenzo senior fino al 1936 e il fratello Stanislao fino al 1958)e fino al 1962, creando dei veri e propri capolavori su progetti di Enrico Taverna,Antonio Candurro ,Leonardo Perna ed Antonio Mennella.
Nel 1954 in occasione dell'incoronazione dell'Immacolata realizzo' il fastoso addobbo nella Basilica di Santa Croce su progetto di Giuseppe Palomba.
Morì ancora prima di dare tutte le lezioni che avrebbe potuto dare, lezioni di bellezza, non aveva ancora sessant'anni.Venne a mancare il 18 agosto 1963.
La sua pesante eredita' nell'arte dell'apparatura festiva fu intrapresa dal figlio Vincenzo junior detto anche lui 'u paratore'.
Nato a Torre del Greco il 3 dicembre 1931, Vincenzo, catturato dall'arte del padre, a diciassette anni lasciò il secondo anno di liceo scientifico e impugnò il martello, erano, i loro martelli, forgiati a Firenze, il martello da apparatore deve avere un particolare peso, un preciso equilibrio.
Comincio' nel 1949 giovanissimo a lavorare con il padre e lo zio Stanislao.
Di Vincenzo ci ha, sempre, colpito il fervore spontaneo e naturale, che metteva in ogni sua azione, a partire dalle più semplici ed umili del mestiere, e la mentalità di artigiano altamente qualificato, con l'anima di un artista posseduto dal demone del perfezionismo.
Era festoso, nella sua spiccatissima dote di decoratore, fino a mostrarsi fastoso, nella realizzazione delle opere, per la soverchia facilità nelle grandi composizioni.
Vincenzo ha ereditato dal nonno Vincenzo, prima, e dal padre Antonio, poi, tutti i segreti dell'addobbatore barocco, e ne ha praticato la fatica, usando gli stessi attrezzi del passato, nelle Chiese, nelle piazze, con soluzioni sempiù nuove e geniali.
Con intelligente fedeltà, ha ripetuto fino al limite della perfezione tecnica, un fatto di cultura, di gusto, di costume; non per abitudine, ma perché sentiva il lavoro come un doveroso impegno verso il suo passato e verso la Città.
In breve, sentiva l'importanza di essere depositario della tradizione e della dignità del Padre "Don Anartista perfetto con l'umiltà dell'artigiano e lo dimostrava con uno sguardo pieno di furbizia ed orconsapevole di appartenere ai grandi "Machinatores" del passato.
L'arte del padre è mezza imparata, Vincenzo cominciava a custodire il talento familiare e la maestria per adeguarlo a nuove istanze di artisti che s'allontanavano dalla tela dipinta per realizzare anche altari a rilievo. Ma il capolavoro di ingegneria lignea è l'impalcatura a castello che deve sostenere l'opera pittorica dell'artista, viene dall'esperienza che ne stabilisce la stabilità, l'intelaiatura deve rispettare dimensioni e pesi, la attenta distribuzione e regolazione delle forze, ecco, l'Altare è nella bellezza del suo divenire.
Ereditando l'arte, e crescendo, Vincenzo ha cominciato ad esaltarsi affrontando opere che avrebbero scoraggiato chiunque, e senza riga e squadra, ma con l'occhio per vedere e l'anima per sentire, ha composto anche Altari a rilievo, ancora nella memoria dei torresi, ogni elemento un grande cesello, una fontana, una conchiglia, una torre, una nuvola, un'anfora, un diadema. Nulla era impossibile nel piccolo, come non lo era nelle grandi dimensioni, uguale. Tra un'opere e l'altra, strutture da festa e apparature per chiese, Vincenzo ebbe il tempo anche per sposarsi ed avere due figli, Concetta e Antonio, il quale subito si dichiarò, se non faccio bene e non sento dentro passione, è meglio che faccia altro, ed ora è un felice ufficiale di marina. Ma Vincenzo non si è perso d'animo sapendo che non ci sarebbe stato nel futuro un apparatore di nome Sorrentino e, nel frattempo, ha trovato modo di donare alla moglie Caterina Massimino un altro modo di dedicarsi agli ornamenti, aprendo un negozio di fiori dalla parte di via Cesare Battisti, profumando quell'angolo di strada per più di quarant'anni, fino al momento di ancorarsi ad una più riposata vita familiare.
Nel periodo dell'Immacolata ,spesso nella navata a destra della Basilica di Santa Croce,l'occhio era fisso nei brevi sottili interstizi delle tavole di legno tra loro connesse per costruire una parete momentanea di legno per evitare l'ingresso dei curiosi, per chiudere lo spazio dove si costruiva il Carro dell'Immacolata. Sono passati tanti anni, vedendo attraverso quegli spazi sottili passare don Antonio e Vincenzo Sorrentino, e c'era un andare e venire di persone che potevano già vedere la sacra opera formarsi e toccarla, e cercavano di intuirne le forme, correndo poi a casa e simularne con qualche cartoncino e la figurella, la mistica rappresentazione, come tanti, proprio tanti ragazzi sapevano fare e hanno fatto, e spesso, divenendo più grandi, realizzando carricielli di incantevole anche se ingenua bellezza. Don Vincenzo, anch'egli con le spille tra le labbra, acconciava e faceva divenire fogli di carta, e stoffe, e veli, qualunque ornamento si volesse.
Un vero e proprio addobbatore barocco,(ho avuto la fortuna di vederlo lavorare sin da piccolo) ,ha lavorato sempre con attrezzi del passato(stoffe,carta colorata,veli,spilli ,chiodi ,colla di farina per la cartapesta,legno per costruire qualsiasi cosa ,rococo' barocchi,costruiti con dei salsicciotti di paglia rinchiusi in stoffa con spilli e poi ricoperti di carta dorata)cosi proseguendo la tradizione antica di suo nonno Vincenzo e di suo padre Antonio.
E'stato realizzatore di altari costruiti per la festa dei 4 altari negli anni d'oro,ma poi per lo scemare della festa solo allestitore di altari dipinti.
Partecipo' piu volte con carri allegorici alla festa di Piedigrotta fino alla meta' degli anni 80,facendo valere la tradizione torrese come migliore allestitore di carri.
Grande artigiano presepista con numerosi veri e propri capolavori d'arte presepiale esposti nelle chiese torresi nel corso degli anni nel periodo natalizio,nel 1997 da sottolineare il meraviglioso presepe da lui realizzato insieme ad altri artisti torresi ,donato alla citta' di Assisi ed esposto ancora oggi nella Basilica di San Francesco.
Nel 1990 in occasione della visita di Sua Santita' Giovanni Paolo II,realizzo' il palco papale su progetto di Antonio Di Tuoro e sculture di Ciro Adrian Ciavolino,ma anche gli addobbi religiosi fuori e dentro la Basilica di S. Croce.
Fu realizzatore ancora giovanissimo del carro trionfante dell'immacolata dal 1949 (con il padre Antonio fino al 1962 e lo Zio Stanislao fino al 1958), fino al 1997,realizzando progetti di molti artisti torresi e facendone dei veri capolavori d'arte.
" Sin dal dopoguerra il laboratorio artigianale della dinastia Sorrentino e' stato sempre il Monastero degli Zoccolanti,(quello a fianco la villa comunale),al piano terra,dove oltre al laboratorio dove si lavorava, vi era un vero e proprio deposito di manufatti antichi (altari e sculture di Nicola Ascione,Antonio Mennella e di Giovanni Palomba detto "capaianca").
Ma anche stoffe antiche per addobbi,presepi,mentre il deposito del legno (pali ,tavole,ed altri legni che servivano per le feste )erano allocato sotto la Basilica di Santa Croce.
Nel 1998 dopo la festa dei 4 altari Vincenzo junior Sorrentino cesso' l'attivita',ma continuando come hobby quello che era stato il suo lavoro di una vita "u paratore" ,infatti lo rivedevamo con piacere durante la realizzazione del carro trionfante dell'Immacolata,a cui partecipo' come collaboratore alla realizzazione nel 2005.
Da sottoliniare che dal 1990 al 2004 (solo per la Girata del Carro trionfale dell'Immacolata nella Basilica di Santa Croce), ha avuto l'onore di suonare il campanello d'argento che comanda i movimenti del Carro.
Nel dicembre 2005 mentre ritornava a casa fu investito da un auto riportando in seguito come conseguenza difficoltà nel camminare. Negli ultimi anni di vita era spesso frequentare
l'U.C.A.I in via Salvator Noto.
Il 7 luglio 2011 si è spento nella sua casa di Torre del Greco,ai funerali nella Chiesa di Santa Teresa , l'amministrazione comunale di Torre del Greco non ha inviato nessuna rappresentanza e nemmeno omaggiato l'artista con un manifesto...
I Sorrentino apparatori hanno chiuso un ciclo lasciando ad altri il cosiddetto martelluccio d'oro.
Dopo piu' di un secolo di questo incanto, per la dinastia Sorrentino il mio è soltanto un modesto omaggio. Sarebbe dovere civico un pubblico riconoscimento per chi ha dato alla nostra città Torre del Greco,passione e bellezza, ad ogni nostra bella Festa,ma si vede che molti hanno la memoria corta.
Grazie Vincenzo, che la Madonna Immacolata ti accompagni sempre.