Don Vincenzo Di Donna
Sacerdote e canonico della Collegiata di Santa Croce, nato il 10 aprile 1879.
Musicista (scrisse diversi canti religiosi, fra cui l’ “Inno del congresso Eucaristico”, il solenne “Tota pulchra” che si canta in Santa Croce per la festa dell’Immacolata ed il natalizio “Come è bel quel bambino”), studioso di storia locale, fu scrittore attento e prolifico.
Le sue numerose opere sono essenziali per la conoscenza del nostro passato, a parte il tono polemico di alcuni di essi. “L’università della Torre del Greco nel sec. XVIII” (1912) è un’opera monumentale di circa 400 pagine, che fissa storicamente tutto ciò che riguarda la nostra città nel ‘700, cioè la conformazione urbanistica, il governo, chiese e monumenti, usi e costumi, il lavoro e le industrie prima che l’eruzione del 1794 la distruggesse in gran parte e ne cancellasse diverse memorie. “Il Riscatto baronale della città di Torre del Greco e sua Comarca” (1914), corredata da documenti, dell’importante avvenimento del 1699 per cui l’università torrese, con la sua comarca, si liberò dal dominio padronale.
Il “Vocabolarietto delle denominazioni locali di Torre del Greco” (1925) indaga sul significato dei toponimi torresi: da quelli di origine latina, come “Bassano” (dal podere di un Basso), Turris Octava (da correggersi in Turris Octavia e indicante la villa imperiale in territorio ercolanese fatta distruggere da Caligola); a quelli di età bizantina, di matrice greca, come “Sola” (canale d’acqua o acquedotto), “Calastro” (Cala aspra e inadatta); a quelli volgari di “Curtoli” (coltura ad orto), “Sedivola” (piccola sede o spiazzo), “Cavallerizza” (scuderie dei signori di Stigliano).
“Origini e vicende della parrocchiale chiesa dal titolo Invenzione della Croce in Torre del Greco” (1927) breve storia della principale chiesa cittadina, dalla fondazione all’elevazione a parrocchiale nel 1584, la distruzione durante l’eruzione del 1794, la riedificazione nelle forme attuali nel 1827.
“Foris flubeum territorio plagiense” (1939) è un’interessante dissertazione sulla zona costiera vesuviana dopo il 79 d. C. , soprattutto per quanto riguarda le origini degli abitati di Portici, Resina, Cremano, Sola, Calastro, Torre Ottava, come da documenti coevi.
In una serie di opuscoli (“Resina, collana di beffe”, 1931; “Ercolano nel suo esatto sito”, 1932; “La lettera di Plinio sull’eruzione vesuviana”, 1937; “Dove fu Ercolano”, 1938; “Rilievi e chiarimenti intorno a ‘La lettera di Plinio sull’eruzione vesuviana’ ”, 1942; “L’ortolano, l’aeroplano e il centro di Ercolano”, 1943), Di Donna riaccende la vecchia questione dell’identificazione di Ercolano, sostenendo, contro una schiera di studiosi che aveva come alfieri il Maiuri e l’Alfano, che la zona degli scavi, scoperta sotto Resina, corrisponde alla pliniana Retina, villa o borgo ercolanese e non Matrona, che a Resina ha tramandato l’antica denominazione, mentre il centro di Ercolano deve collocarsi a Torre del Greco, precisamente sul promontorio, già sporgente sul mare ove attualmente si trova il palazzo municipale, con le zone limitrofe della Castelluccia e della Madonna delle Grazie.
Morì il 17 febbraio 1959, aveva 80 anni.